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domenica 15 giugno 2014

Per poco si va

Dovrei fare la valigia ma non ne ho voglia. La partenza si avvicina. Dovrei fare la valigia ma non so da dove cominciare. E' solo una valigia. Non mi viene di farla. La partenza è vicina ma nella mia mente sembra ancora lontana, come quando pensavo "poi a fine giugno vado lì, viaggio da sola.. ma ce ne è di tempo, è a fine giugno.."
Devo pensare a cosa portare. Potrei aver bisogno di tutto. Sono 12 giorni.. devo fare la valigia, facciamo due! Due valigie che non ho voglia di riempire. 
Così cazzeggio su facebook e penso che sono una brutta persona. 
Sono una brutta persona perché non riesco a capire come sia possibile che quel tizio che conosco poco e niente (ma siamo amici su facebook!) possa stare con quella ragazza carina. Lui è un mega ciccione brutto e noiosetto, sui quarant'anni passati (forse meno ma portati decisamente male) mentre la sua dolce metà (facciamo un quarto) è una ragazza giovane e carina, sui vent'anni. Lui non fa che pubblicare foto di lei e insieme a lei. E ti credo! penso io.. quando gli ricapita una mentecatta del genere? Sono una brutta persona perché non posso non pensare che lei abbia dei problemi mentali molto gravi per stare con lui. Lui peserà quasi due quintali mentre lei non arriva a 55 chili ed è carina, davvero!!! Com'è possibile? Nelle foto lui sembra suo padre o uno zio molto appiccicoso. Provo il tipico ribrezzo delle brutte persone. Lei non l'ho mai vista di persona, quindi non posso che ipotizzare che sia una squilibrata per stare insieme a lui. Lui l'ho conosciuto di persona. Non è una brutta persona come me. In compenso è noioso, ingombrante ed ossessionato dal cibo. Io ci credo all'amore oltre le apparenze e non sono una a cui piacciono i bellocci fisicati. Preferisco i ragazzi interessanti. Proprio per questo non capisco cosa possa spingere lei a stare con lui. L'unica ipotesi che posso fare è che lei sia una mentecatta, per l'appunto. Una coppia del genere a mio parere rientra nel campo della malattia mentale. Perfino le  immagini di copertina su facebook sono una foto di loro insieme. Più malattia mentale di così?
Sono una brutta persona perché una tizia che ho come amica di facebook mi fa venire la nausea. Non fa che pubblicare stucchevoli foto del figlio, di lei e il figlio, lei e il marito, il marito e il figlio, lei il figlio e il marito. Lei il figlio il marito e il cane nano. Decine di foto ogni giorno. Lei che allatta il figlio, lei che allatta il figlio mentre il cane guarda. Il figlio che dorme addosso al papà. Il cane che dorme addosso a lei. Il figlio che dorme addosso al cane. Etc etc etc.. Il tutto condito con due righe di hashtag, di quelli minimalisti, misurati e impersonali: #love, #truelove, #viamo, #tiamo, #ciamiamo, #mylife, #viveredavvero, #forever, #soul, #tettatime, #sietelamiavita, #family, #myfamily, #noidue, #noitre, #noiquattro.. Sono una brutta persona perché trovo tutto ciò asfissiante, melenso ed irritante. Sono una brutta persona perché sto pensando di fare un gesto che dia un messaggio forte: bloccarla! Sono una brutta persona perché penso che diventare genitori faccia diventare brutte persone.
Sono una brutta persona perché non provo sensi di colpa per quello che ho pensato. Spesso sono gli altri a farmi notare che sono una brutta persona per quello che ho pensato. Tra quattro giorni prenderò un aereo per ore e ore e la paura del viaggio mi potrebbe far venire sensi di colpa per quello che ho pensato. Mi pentirò di essere una brutta persona e chiederò di essere assolta in nome delle leggi della fisica che permettono agli aerei di volare. I sensi di colpa sono forse una conseguenza della paura? Ma poi sarà vero che non ho sensi di colpa? Sono una brutta persona perché invidio molto la felicità di queste persone. Sembrano così contenti e vorrei sentirmi così anche io.

Ho ancora due valigie da preparare ma mi metto a guardare foto di semi sconosciuti e mi perdo in queste elucubrazioni, che brutta persona!


martedì 3 dicembre 2013

Il terremoto non aspetta

Dieci anni meno un mese, giorno più giorno meno. A poche settimane da Natale.
Che tempismo! Dovrei annoverarlo tra i miei segni particolari.
Non si dovrebbe stare soli a Natale. E' tra le regole auree. Ma le regole auree non esistono. Non si dovrebbero fare tante cose e io sono così stanca. Non ci sono riuscita. Non sono riuscita a lasciare tutto come stava, a non farmi domande, a non volere di più, a non sentire quella dannata morsa. Il momento non è complicato, è proprio sbagliato! Del tutto inadeguato, sconveniente, inadatto, inopportuno. Un momento adatto però non esiste, o è a me che non ne è venuto in mente nessuno? No, non esiste. E dire che non esiste il momento giusto è come dire che tutti i momenti sono giusti. Almeno per il mio cervello è così.
Vorrei essere una bella mediocre. E lo so per certo che non sono l'unica a pensarlo. Per ora quindi sono solo poco originale. Per essere una gran bella mediocre mi devo impegnare molto molto di più. Ho paura che sia comunque un obiettivo impossibile da raggiungere. Ci devi crescere mediocre.

A quattro anni ho conosciuto la vita ed ho passato i successivi ventinove a cercarne i perché. Volevo capire. Volevo trovare il modo di difendermi. Volevo evitare di sbagliare. Volevo illudermi che io ce l'avrei fatta. Ma ho fallito. Ed ora che non so come sono credo di iniziare a capire.
Ho voglia di stravolgere tutto. Inarrestabile e pericolosa. 
Così ho iniziato il terremoto. Di quelli che si, fanno crollare i palazzi e distruggono città, però non fanno tabula rasa. Le macerie rimangono lì e si fanno vedere, si lasciano ispezionare (Non è che con un colpo voglio fare piazza pulita di una vita o di dieci anni!)
Il terremoto non aspetta. Non è che ti lascia vestire e prendere le cose a cui tieni di più. Ti butta fuori di casa e se ne frega se è Natale o il tuo compleanno. Non puoi fermare la natura. (Questa me la segno!)

E' la prima decisione che sento di prendere da sola. Completamente sola. E senza un'alternativa, senza paracadute. Finalmente sceglierai. E' talmente doloroso. Mi sono violentata per ventinove anni di fare, dire ed essere quello che gli altri si aspettavano. Soltanto perché non volevo più essere sola, non come a quattro anni o a undici o a quattordici o a.. Ho un gran mal di testa. Se ci penso però.. A quattro anni ero sola e ce l'ho fatta. A quattordici anni ero sola e ce l'ho fatta. Passerà anche questo e poi.. non lo so poi che succederà. Non ne ho veramente idea. Sono arrivata a cinque anni, sono arrivata a quindici anni ed arriverò a trentacinque, passando per i trentaquattro.

sabato 16 novembre 2013

La vita è un casino ed altre ovvietà

<La vita è un casino>
Pronunciando questa banalità mi sono svegliata oggi.

<La vita è un casino>
In una vita precedente devo proprio essere stata un filosofo.

<La vita è un casino> e io mi sento al centro di questo caos.

Devo aver fatto davvero un sogno fondamentale. Purtroppo ne ricordo solo frammenti.. peccato perché per svegliarmi pronunciando un aforisma di tale portata (un aforisma per il quale i posteri mi ricorderanno e che verrà inserito in una di quelle tristi liste di aforismi che si trovano su internet, giusto qualche lettera prima di Fabio Volo e Oscar Wilde!!!)  devo aver fatto quello che gli esperti chiamano il Grande Sogno!  
Il Grande Sogno è il miraggio di tutti i sognatori, il fine ultimo di ogni essere umano con la vita incasinata che cerca una sua pace mentale lottando tra ansia e rassegnazione, insoddisfazione e serenità, desiderio e attesa, impulsività e raziocinio.. e chi più ne ha più ne metta, la lista è pressoché infinita e ognuno ha un po' la sua ma non è questo il punto. Il Grande Sogno è il sogno esplicativo per eccellenza. Tu lo fai e capisci in un attimo tutto, tutto quello che devi fare, tutto il tuo passato-presente-futuro. Praticamente è lo spiegone, quello che di solito fanno nelle serie televisive per non perdere il loro pubblico di vecchi.. è  la stessa cosa ma lo fa il tuo inconscio. Cerca di aiutarti, di mostrarti la via e di semplificarti la vita (non risolvertela! la vita non si risolve!!!).
Se al mattino non ricordi quasi nulla del tuo Grande Sogno allora sei fottuta, ma solo se ti senti fottuta. Io non mi ci sento, anzi.

Dopo aver pronunciato <La vita è un casino> (Dio che profondità quando mi ci metto!) mi sono resa conto di essere sveglia e di essere sola. E' stato un venerdì triste, solitario, uno di quelli da zitella che mangia il gelato col cucchiaio direttamente dalla vaschetta, piangendo per tutto e per niente che poi niente non è mai, ma a lei piace dire così.
Ho fissato il soffitto per almeno diciotto minuti. Finché ho capito una cosa. Voglio essere la donna della mia vita. Non la donna della vita di qualcun altro. Della mia! Voglio svegliarmi la mattina trovandomi bella, mi voglio piacere da matti nonostante i casini interiori e gli irrisolti che ognuno si trascina come zavorre. Voglio essere la donna della mia vita, no che poi un giorno smetto di piacermi, mi stanco di me e vorrei lasciarmi. Non funziona così, non ci si riesce a scappare da se stessi, per fortuna ahimè non ci si può lasciare.

giovedì 14 novembre 2013

Mai stata splendidamente peggio

Freud non c'è per tutta la settimana. Sta tentando di disintossicarsi e non ha lasciato nessuno a sostituirlo. La prossima volta che ci vedremo saranno passati quindici giorni, ma sarò ancora viva. Non sto male, non c'è nessuna crisi in atto però non mi sento nemmeno bene. Una dipendenza, seppur terapeutica, è pur sempre una dipendenza e provoca gli stessi sintomi di astinenza di una qualsiasi, banale, mediocre sostanza d'abuso. Così arriva l'insonnia, il tremore, l'ansia, l'inappetenza, il mal di stomaco e la terribile voglia di caderci di nuovo. Non sto male, non sto bene, sto e basta.
La cosa che mi preoccupa di più è dover ricominciare da capo. Spero non accada ma di solito è così.. passa del tempo, anche poco, e io dimentico, chiudo fuori le cose e resto dentro oppure chiudo dentro le cose e resto fuori. 
In entrambi i casi sono alle prese con un problema di ingranaggi e di muratura e sono scombussolata, decisamente scombussolata. Forse funziona e la cosa mi piace. 

mercoledì 30 ottobre 2013

Quando?

Quand'è che una ragazza diventa donna? O un ragazzo uomo?
Se lo chiedessi a mia madre probabilmente direbbe quando ci si sposa o si fanno dei figli. Io invece ci ho pensato senza arrivare ad una soluzione. E' una domanda difficile e forse non esiste una risposta universalmente valida, quindi inutile scervellarsi!
Per alcuni è solo una questione di età ma ammetterete che è una spiegazione piuttosto vaga e carente (c'è forse una precisa età in cui ci si può dire donna? che so, i vent'anni? o magari i trenta? i trentadue? come posso quantificare questa famigerata età? va calcolata in base a peso e altezza???)
Che la trasformazione coincida con la comparsa, in femmine e maschi, dei caratteri sessuali secondari è indubbiamente infondato: non si può certo parlare di donna e uomo a dodici o quattordici anni! Mmmm.. no, non ci siamo.. 
Alcune persone sono dell'idea che si diventi donna e uomo quando si raggiunge una certa maturità e responsabilità. Maturità e responsabilità. Mai parole furono più vacue per le mie orecchie. Maturità e responsabilità. Non mi convincono affatto. Anche il dizionario fatica a dare una precisa definizione dei due termini, e se fatica lui figuriamoci io! Se si affida lo stesso compito ad un bambino di dieci anni e ad un adulto di quarantadue (che so, lavare il cane) probabilmente lo faranno entrambi con la stessa maturità e responsabilità (entrambi useranno acqua e sapone, laveranno il cucciolo con cura e poi lo asciugheranno con un telo)! Certo ci sono compiti che difficilmente un bambino può eseguire, ma lì torniamo alla questione dell'età.. 
Altri identificano nell'acquisizione dell'indipendenza il momento in cui si diventa donna o uomo, ovvero quando si agisce secondo la propria volontà e autonomia. Mi piace, anche se mi sembra utopistico.. è davvero possibile essere indipendenti da tutto e tutti e fare sempre e solo ciò che si vuole? Non è forse vero che il compromesso è una parte considerevole dell'età adulta? Parliamone e troviamo un accordo!
Nel frattempo credo che la migliore risposta alla domanda <Quand'è che una ragazza diventa donna?> sia: <Alle 21:30, di martedì>