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mercoledì 31 luglio 2013

Succede anche nelle migliori famiglie

Finalmente te ne vai di casa lasciando il nido ed una coppia di genitori inconsolabili quand'ecco che, dopo appena nove mesi, i tuoi che fanno? Ristrutturano tutta casa! Via i vecchi pavimenti, i bagni, la cucina.. ma soprattutto via per sempre camera tua. Succede anche nelle migliori famiglie. Il figlio se ne va e i genitori si danno alle smantellate folli e allo sgombero selvaggio.
Così, da un momento all'altro, si liberano della mia cameretta (lacrimuccia) e io mi ritrovo a dovere inscatolare centinaia di cose e a decidermi di buttarne altrettante. Tutto questo senza preavviso, a ridosso dell'estate e in un periodo che non ho un momento libero: tempismo perfetto! La mia camera diventerà la loro camera e la loro camera un'altra stanza da occupare a piacere. Non oso immaginare dove finiranno tutte le mie cose e in che stato verranno ridotte.
Lo ammetto: soffro di una leggera forma di disposofobia, ovvero conservo praticamente tutto e fatico a disfarmi di qualsiasi tipo di oggetto, abito o pezzetto di carta. Normalmente la mia camera sembra sull'orlo dell'esplosione. Anzi, sembra sia già esplosa da anni ma invece di ricostruire ho continuato ad ammassare macerie. Ho accumulato e accumulato per più di vent'anni cose di tutti i tipi ed ora che me le ritrovo davanti, portate alla luce come preziosi reperti da uno scavo archeologico, non so davvero come gestirle. Cosa tenere? Cosa forzarmi a buttare? Tante di queste cose nemmeno le ricordavo più anche se le ho conservate proprio con l'intento di ricordare. Non è per questo che si accumulano oggetti?
La maggior parte delle cose stipate nella mia camera sono legate a ricordi, molte altre le ho conservate pensando che un giorno mi sarebbero potute servire (arriverà mai quel giorno?), altre ancora le ho tenute semplicemente per collezionarle o per salvarle dall'usura e dall'oblio. Fatto sta che ora sono alle prese con una moltitudine di oggetti e devo decidere del loro destino: chi diventerà spazzatura e chi continuerà ad ingombrare casa o quel che ne resta? Sono due settimane che cerco di togliere tutto e di liberare la mia camera ma non ne vedo ancora la fine! Possibile che ci sia tutta questa roba? Sembra infinita. Quando se ne stava tranquillamente stipata dava l'impressione di essere molta meno! Non ne posso più e vorrei buttare tutto, indistintamente.. poi però non ce la faccio perché penso che rischierei di disfarmi di qualcosa di prezioso. Tutto questo portare alla luce e scavare nelle macerie di una vita mi sta stressando.
Ho ritrovato poesie scritte sulle agende pubblicitarie regalate da negozi che ora non esistono più, mucchi di cartoline con i francobolli in lire, album di figurine completi e figurine sparse orfane di album, disegni vari e abbozzi di storyboard, giocattoli e gadgets insoliti, carta da lettere con busta abbinata che ho conservato perché all'epoca ritenevo fossero troppo carine per usarle mentre ora iniziano ad avere i bordi ingialliti.. comunque non saprei davvero a chi scrivere una lettera, una lettera vera, cartacea! e per di più usando carta e busta con fiorellini, cuori, orsetti o altre fantasie leziose e tipicamente adolescenziali. Che poi, è sano rileggere i pensieri di quando si andava alla scuola media o al liceo? i sogni e le aspirazioni rimasti tali? i diari di scuola con le dediche e i numeri di telefono di persone con cui siamo cresciuti e a cui volevamo bene e che non abbiamo più visto, nemmeno per caso? e i bigliettini e le lettere degli ex fidanzati? è sano rivedere le foto di quando ci si vestiva solo perché era necessario farlo ma fosse stato per noi anche no? (queste foto le riconosci subito perché il primo impulso è quello di distruggerle per  impedire a chiunque altro di vedere come ti conciavi ma subito dopo prevale la tenerezza così le tieni a tuo rischio e pericolo: è stato stimato che il ritrovamento fortuito di foto imbarazzanti del partner causa più del 12% delle rotture sentimentali annue)!
Forse non è sano ma a tratti è divertente, così metto tutto negli scatoloni e se ne riparla tra chissà quanti altri anni ancora, magari alla prossima ristrutturazione.. sempre che quello che sto insensatamente conservando riesca a sopravvivere alla salubre mania di pulizia di mio padre!

giovedì 30 maggio 2013

Ceci n'est pas un post

"Maggio sta finendo e un anno se ne va.. sto diventando grande, lo sai che non mi va.."
Non cantavano così i Righeira? Ah.. quanta saggezza negli anni '80! E quanti ciuffi ossigenati, colori fluo e spalline improbabili.. fortuna che, grazie a mamma e papà, ero bambina in quegli anni.

Un anno e un mese fa avevo 32 anni e ho aperto questo blog per riordinare le idee, per capire cosa fare da grande e per darmi una smossa. Ora ho 33 anni e non è cambiato poi molto, almeno in superficie. Non ho ancora un lavoro e non lo sto nemmeno cercando, non ho le idee chiare e sembro la stessa di sempre anche se poi non è tanto così. Alcuni passi avanti li ho fatti, almeno credo o forse lo spero soltanto. Purtroppo sono i fatti a parlare ed i fatti, che sono molto più bravi di me a comunicare (dannati loro, devono aver fatto Scienze della Comunicazione!) dicono che un lavoro non ce l'ho, che un'idea di cosa fare della mia vita non ce l'ho e che me ne sto qui ad aspettare. I fatti però dicono anche che qualche piccola soddisfazione negli ultimi mesi l'ho avuta ma come al solito me la sono tenuta per me. Quando succede una cosa bella nella vita, seppur piccola, è normale raccontarla a tutti: amici, familiari, vicini di casa, pizzicagnolo all'angolo, sconosciuto in metropolitana, manichino al centro commerciale.. E' una cosa che rende orgogliosi e dà soddisfazione e non fai che parlarne.. diventi talmente monotematico che gli amici evitano di invitarti a cena per un po' nell'attesa che il fatto straordinario diventi solo un altro fatto passato. Per la maggior parte delle persone è così e lo trovo normale. Io però non ci riesco e non lo trovo certo normale ma comodo. Molto rassicurante. Certo parlarne significherebbe confrontarsi e mi arricchirebbe senza dubbio. Lo capisco ma non ci riesco e non so nemmeno se è per paura o soltanto per abitudine. 
Tengo tutto dentro e tutti fuori. 
Freud lo sa e ci stiamo lavorando, anche se non so bene come. Parlare come può risolvere i problemi? Non ci credo molto e poi è una cosa che non ho imparato da piccola, parlare. Però ho imparato tante altre cose: andare sull'altalena, leggere, scrivere, riconoscere le bugie, fare la treccia alla Barbie, giocare a briscola, mentire, nuotare, giocare a scacchi, fare finta di dormire mentre mamma e papà parlano, lavarsi i denti prima di dormire, amare i gatti, non fidarsi degli sconosciuti e fidarsi poco dei conosciuti, mangiare le verdure, tenersi tutto dentro, andare in bicicletta senza rotelle, farsi i tatuaggi con il pistillo dei papaveri, fare finta che vada tutto bene e pensare che la vita sia meravigliosa. Perché lo è. 

mercoledì 18 aprile 2012

Rapporti compromessi

Quando cenare da sola con i tuoi genitori ti fa venire l'ansia c'è qualcosa che non va.
E pensare che il nostro rapporto era iniziato così bene. Loro erano affettuosi e giovani, io entusiasta e paffuta. Se piangevo era perché avevo fame. Se pretendevano qualcosa da me, al massimo era un sorriso o che battessi le manine. Quand'è che è cambiato tutto?
Proprio non riesco a ricordare.
Fatto sta che ora a me viene l'ansia a stare tutta sola con loro. Mi sento un nodo in gola, respiro corto e non faccio che pensare: "Parla di qualcosa. Parla di qualcosa ma sta attenta.. No ora meglio di no.. Ecco adesso, parla di qualcosa! Ma di cosa??? Proprio oggi che non mi è successo niente, nessuno ha telefonato, non è arrivata posta e al telegiornale non parlano di pazzi assassini." E così finiamo di cenare e l'unica cosa che sono riuscita a dire è stato: "fresca quest'acqua!"
Poteva andare peggio. Potevano chiedermi qualcosa loro. E' il pensiero che questo possa accadere che mi fa venire l'ansia. Ma stasera non è successo. Non mi hanno puntato la lampada addosso, non hanno giocato al poliziotto cattivo e al poliziotto sadico. Stasera niente lamentele da genitori, niente pressioni, niente pretese, niente domande.
Eppure io c'ho ancora l'ansia.

Che si può fare quando un rapporto è compromesso come in questo caso, tra me e i miei genitori?
Non posso mica divorziare da loro. Non siamo nemmeno sposati. Nè tanto meno possiamo ripartire da zero: non credo che mia madre sarebbe capace di ripartorirmi ora che peso quasi 50 chili. Non che siano molti 50 chili, forse con un piccolo sforzo.. No. Essere ripartoriti è una pessima idea. Forse dovrei andarmene di casa. Sarebbe tutto diverso se non abitassi con loro. Ma è poi così vero? Io starei meglio di certo. Ma non credo che sparirebbero le incomprensioni o che il nostro esiguo dialogo ne gioverebbe.
Forse dovrei sbroccare. Dire tutto. Urlare. Confessare e supplicare.

Molti anni fa, avrò avuto 13 o 14 anni, eravamo in vacanza in Trentino con degli amici. Un pomeriggio ho preso il cane di questi amici, ho avvertito che uscivo e l'ho portato a fare una passeggiata. Era una fresca giornata d'agosto e lui era un bel cane, anziano e molto buono. Si chiamava Bobo. Anni dopo è morto di vecchiaia nel suo appartamento romano, in una giornata piuttosto afosa. Quando gli è passata davanti agli occhi tutta la vita, ha rivisto principalmente quella giornata. Lo so perché la rivedrò anch'io.
La nostra giornata perfetta. Io e un cane che non è nemmeno mio. Dal piccolo paesino in cui stavamo siamo arrivati al paese vicino. Tre chilometri e mezzo ad andare ed altrettanti a tornare. Ai bordi di una strada che passa tra campi e alberi di mele, tante mele e con le macchine che ti passano accanto e ti sfiorano, poche macchine. Non c'era un motivo. Non pensavo a niente. Il cane tirava, era felice di camminare, di accompagnarmi e di sentirsi libero. Ed io uguale. Respiravo l'aria, sentivo il sole, guardavo il paesaggio. Non ce ne siamo nemmeno accorti di aver camminato tanto. O che si facesse buio. Quando sono tornata a casa ero stanca e felice. E Bobo lo stesso. A quanto pare erano tutti preoccupati per noi e ci stavano cercando da ore. Fui rimproverata e ricevetti anche una punizione, ma non ricordo affatto quale fosse.
Ero così felice.