sabato 15 settembre 2012

Al fegato non si comanda

Torni dalle vacanze e capisci che non sei fatta per l'Italia. Ma il tuo fegato non è fatto per gli Stati Uniti. Se non avessi fegato partiresti domani ma hai fegato e resti. Per non parlare delle tue arterie. La Scozia forse sarebbe meglio. Ma lì è bel tempo quando piove appena appena. E l'umidità rende i tuoi capelli uno schifo. La Spagna è troppo caciarona, il Portogallo un tantino malinconico, la Svizzera così pulita..
Una settimana fa mia cugina è partita per l'Australia. Diciotto anni, appena diplomata, capelli verdi e viso da bambina. Con tre amici è partita per stare solo un anno, lavorare un po', imparare la lingua, visitare il continente.. insomma, fare un'esperienza. Almeno così dice lei. Però chi può saperlo.. potrebbe sposarsi con un allevatore di canguri, essere sbranata da un koala o addirittura potrebbe trovare il lavoro dei suoi sogni e vivere una vita rilassata e appagante.
L'ho salutata con la paura di non vederla più e con l'invidia di chi vorrebbe ma non ci riesce. Che cavolo stavo facendo a diciotto anni? perché non l'ho fatto anche io? E' una domanda che non ha senso. Piuttosto: che cavolo sto facendo ora? perché non lo faccio anche io? Ah, giusto.. il fegato! I miei organi interni complottano contro di me.
Devono aver parlato con mia madre.

Tutto questo mi ha fatto ricordare un incubo che ho fatto tempo fa.
In realtà non c'entra niente con mia cugina che va in Australia. E' un incubo che risale a circa un anno fa, il periodo dopo l'abilitazione, quando i miei ancora speravano che facessi il dottore. Mi aveva talmente sconvolto che me lo sono scritto.
C'è stato un periodo, più o meno fino a prima del liceo, in cui facevo molti incubi, anche ricorrenti. Ma uno così non l'avevo mai fatto.
Sono sola a casa ed è buio. Quel buio tipico dei brutti sogni: blu inchiostro con chiazze di nero. Vado al computer ed ho paura, non ricordo il perché. Dal nulla arriva mio fratello minore e mi dice di non preoccuparmi e che devo mangiare: i miei mi hanno lasciato delle cose da scaldare. Lui allora va in cucina e mette delle padelle sul fuoco. Io lo seguo ma rimango nel corridoio. Sento il rumore del gas che viene acceso e quello delle pentole poggiate sui fornelli ma ho ancora tanta paura. Vedo delle ombre in casa, corro allo spioncino, vedo delle ombre anche lì fuori, sul pianerottolo, e sono terrorizzata.. sento dei passi dietro di me, sono di mio fratello. Si avvicina ma è così buio, non lo vedo nemmeno, rimango davanti alla porta. Poi, quando lui si ferma accanto a me, allungo la mano lì dove il buonsenso mi dice che starà la sua. Mentre gli tengo la manina accendo finalmente la luce e mi giro a guardarlo, ma lui non è più un bambino! sembra un pupazzo con la testa tonda e gli occhi fissi ed ha una lacrima che gli scende lungo la guancia. Angosciata corro in cucina ma lì esplode tutto.. sul gas erano stati messi dei piatti e altre cose di vetro.. c'è del fuoco un po' dappertutto ma la situazione ma non è grave. Ed è in quel momento che realizzo che io non ho un fratello. Sono figlia unica da una vita! Chi l'ha fatto quel casino, io forse? Penso di essere matta, di aver avuto delle visioni.. è tutto così reale, anche la sensazione di essere diventata pazza. Corro di nuovo a guardare nello spioncino e ci vedo me stessa, tante me, come se lo spioncino fosse un caleidoscopio. Tutte me col cappotto color carta da zucchero e i capelli più lunghi, legati a coda come durante l'inverno precedente. Me tutte uguali. Ma non è possibile! Io sono dentro casa, chi sono quelle lì fuori uguali a me? col mio cappotto per giunta.. Poco a poco svaniscono ed io mi allontano dalla porta mentre appare un'ombra altissima e minacciosa che blocca ogni via d'uscita. Una sorta di mostro cattivo e nebuloso che mi insegue famelico. Scappo, provo a raggiungere il telefono per chiamare i miei ma non ci riesco, l'ombra è sempre dietro di me: è una specie di zombie! Riesco ad arrivare alla porta di casa, esco sul pianerottolo ed urlo, urlo più che posso, chiedo aiuto anche alla vicina, suono disperata al suo campanello, ma il palazzo è deserto.. ci siamo soltanto io e lo zombie-ombra, che ora mi sta davanti. Lo vedo in faccia: sorride in modo subdolo. Con un balzo è su di me..
Mi sono svegliata e non saprò mai se mi ha morso e trasformato in zombie. Mi piacerebbe sapere però cosa può significare tutto questo. Paura di crescere? Paura di stare sola? Paura di lasciare il gas acceso?
Una di queste notti spero di sognare il signor Freud. Un sogno tranquillo: io, un divano e quel simpatico ometto con la barbetta bianca, gli occhialetti tondi e il sigaro. Lui mi parlerà dei miei meccanismi di difesa, primo tra tutti quello della rimozione, mentre io gli dirò di spegnere quel dannato sigaro, che soffro d'asma.