giovedì 7 gennaio 2016

Significati

C'è questa bambina di sette-otto anni sul treno, che legge alla madre degli indovinelli sciocchi.
«Sai perché le formiche sono sempre così tante?» «No» fa la mamma. La bambina continua: «Perché non hanno ancora inventato preservativi piccoli piccoli! L'hai capita?». «Si» dice la mamma e la bambina risponde «Io no. Che cos'è un preservativo?».
Io ora non mi sento come quella bambina e nemmeno come quella mamma.
Mi sento come la parola preservativo scritta in nero sulla pagina bianca di una rivista di enigmistica, finita, suo malgrado, all'interno di un discorso più grande di lei. La sua funzione primitiva di complemento oggetto, all'interno di un indovinello stupido, è stata rivoluzionata dalla curiosità di una bambina intenta a far passare il tempo di un viaggio Milano-Roma. Così è diventata soggetto di una nuova proposizione tutta per lei.
Il preservativo è per la signora una parola conosciuta, mentre per la piccola è un mistero, qualcosa che ignora. Ma il preservativo è sempre lui, con le sue caratteristiche e la sua indole. Non lo fa apposta ad essere sconosciuto o conosciuto. Lui è quell'oggetto lì e conoscerlo o meno è una questione di tempo e di amore.
Mi è stato chiesto «Chi sei tu?» e come un'adulta Alice interpellata da un enigmatico Brucaliffo non ho saputo bene cosa dire. Sono una donna di trentacinque anni. Fin qui ok. Elementare. Che vuole una famiglia, una casa da condividere, un lavoro che ama. Un essere basico. Che alla fine di una lettera vorrebbe scrivere "La tua -nome-" per poi ricevere indietro una lettera con scritto in calce "Il tuo -nome-". Probabilmente queste sono più cose che voglio e che solo in parte mi descrivono.
Si, ma allora, Who I am? Sono solo un Jean Valjean con un numero sul petto? Di certo non basta un nome per definirmi e come direbbe Giulietta, "quella che chiamiamo rosa, con un altro nome, profumerebbe ugualmente".
Da sempre l'uomo si pone questo interrogativo. Chi sono. E non è facile rispondere. Di solito è più facile dire cosa non si è. Io non sono una lumaca di mare, per esempio. Oppure potrei rispondere dicendo cosa sono in relazione a qualcun altro. Sono la figlia di F e I, sempre per fare un esempio.
Ma io in quanto essere umano tangibile, nella mia essenza e nelle mie fattezze, modi e pensieri.. chi sono io? Se fossi una musa sarei di ispirazione per il solo fatto di esistere in forma di pensiero. Un tempo ero una musa ed era bello esserlo. Facile e riposante. Sorridevo e il soffitto si apriva, tutto si illuminava e parole, idee e pensieri cadevano dal cielo come pioggia di ispirazione divina. Ogni poeta, però, ha la sua forma di ispirazione e un concetto del tutto personale di musa.
Sono una donna di trentacinque anni che non sa bene come rispondere alla domanda «Chi sei tu?» in una maniera semplice e univoca, perché quella è una domanda a cui non si può rispondere così banalmente. La risposta va costruita e nasce dall'unione di tanti «Io penso..» «Io voglio..» «A me piace..».
Tempo e amore per conoscere il significato di sè.