lunedì 30 aprile 2012

Domande e storie

Sabato sera sono andata a ballare rock'n'roll ad un vintage party.
C'era la band che suonava e noi ballavamo sotto il palco, tutti vestiti e truccati anni '50.
Mi sentivo come nel dopoguerra, con la voglia di ricominciare e la morte nel cuore.
E' stato un venerdì particolare.
La prima domanda del venerdì sera è stata: "ma tu non hai voglia di lasciare un segno del tuo passaggio sulla Terra?" La prima risposta del venerdì sera non c'è stata.
Ma sabato si ballava, leggeri e sorridenti, come se la vita fosse tutta lì, in quel locale pieno di sconosciuti che come te cercano una panacea per il loro animo lacerato. (vabbè, animo lacerato.. credo che pensare alle curve delle pin up mi faccia esagerare!).
La seconda domanda del venerdì sera è stata: "perché non cerchi di affrontare i tuoi irrisolti interiori?" La seconda risposta del venerdì sera non c'è stata.
Ammetterete che era una domanda difficile.
Sabato sera avevo una gonna nera a pois bianchi, a ruota, con un fiocchetto in vita, scarpe perfettamente in  tema e rossetto rosso. Ero davvero così anni '50! Ma questo non deve farmi dimenticare di venerdì sera. Ci devo pensare, devo ricordare, capire, rispondere.
Chissà se mia nonna si vestiva così negli anni '50.. era giovane, forse anche più di me. Forse andava persino a ballare! Peccato non poterglielo più chiedere.
Un'altra risposta che non ci sarà.

Mia nonna mi raccontava sempre una storia quando ero piccola.
E' la storia dell'uomo più fortunato e più sfortunato del mondo.
Quest'uomo era innamorato di due donne bellissime. E a sua volta era amato da entrambe. Per questo era l'uomo più fortunato al mondo.
Una gli diceva: "sei la mia vita", l'altra gli diceva: "sei tutto per me". La prima voleva invecchiare e morire accanto a lui, la seconda voleva passare il resto dei suoi giorni insieme a lui. E lui le amava entrambe, stava bene con entrambe ed era felice. Ma era anche infelice perché sapeva che non poteva passare la vita con tutte e due, prima o poi avrebbe dovuto scegliere. E scegliere significava perdere una delle due. Come poteva scegliere tra due felicità? Sapeva che perderne una lo avrebbe reso infelice. Per questo era l'uomo più sfortunato al mondo. Non voleva decidere, non voleva scegliere. Come poteva fare la scelta giusta? E se scegliere una delle due lo avesse portato a rimpiangere l'altra per il resto della vita? L'uomo più fortunato e più sfortunato del mondo si interrogava spesso sul da farsi. Si interrogava e si disperava. Per mesi cercò una soluzione. Ideò e costruì una macchina che gli permettesse di fondere le due donne insieme, ma quando la provò su due topolini ottenne un topolino con due teste. Così distrusse la macchina e barattò alcuni pezzi di essa con una gigantesca forma di grana. Una sorta di indennizzo per il topolino. L'uomo più fortunato e più sfortunato era sempre più inquieto. Pensava e ripensava.
Si incontrava con una delle due amate e pensava che fosse lei quella giusta. Poi si incontrava con l'altra e si convinceva che fosse lei la donna della sua vita. Andò avanti così per mesi ed ogni giorno era più felice e più infelice. Pensò ad un modo per sdoppiarsi. Un modo per prevedere il futuro. Un modo per ibernare una delle due e ringiovanire se stesso. Pensò persino al suicidio. Non voleva scegliere, non voleva! Lui voleva entrambe. Voleva essere colmo di felicità nelle braccia dell'una e scoppiare di gioia baciando l'altra. Poi un giorno si soffermò sulla possibilità che una delle due scegliesse al suo posto. Se una delle due lo avesse lasciato lui avrebbe trovato la soluzione ma non avrebbe comunque risolto il problema! avrebbe continuato a tormentarsi, a chiedersi se la donna rimasta al suo fianco fosse quella giusta o se invece sarebbe stato più felice insieme all'altra.
L'uomo più fortunato e più sfortunato del mondo era, in effetti, anche il più tormentato.
Una mattina si alzò, si vestì, mise il topolino con due teste in una tasca, uscì di casa e sparì. Senza dire niente, senza salutare, senza chiudere il gas.

lunedì 23 aprile 2012

Brillanti idee e altre disgrazie

Oggi mi è venuta un'altra brillante idea.
Ogni volta che mi viene una brillante idea sento che mi sto avvicinando a capire quello che voglio fare nella vita. Certo, potrebbe anche sembrare il contrario. Qualcuno potrebbe pensare che è un modo per prendere tempo, per lasciare altre cose in sospeso e fuggire le responsabilità. E' vero, spesso non porto a termine le cose! Ed è vero anche che "spesso" è un eufemismo. Il fatto è che quando mi viene una brillante idea, talmente brillante da sembrare quella giusta, mi è impossibile continuare a fare quello che stavo facendo.
Le brillanti idee opacizzano tutte le altre. Quindi non è che non porto a termine le cose, più che altro lascio in sospeso quelle destinate al fallimento. Sono molto lungimirante!
(Nel frattempo la mia coscienza si sta rivoltando nella tomba ma cercherò di ignorarla)

Ora che ho avuto questa nuova brillante idea devo focalizzare l'obiettivo e devo agire per raggiungerlo. Ci vuole costanza e determinazione. Ci vuole supporto e incoraggiamento. Fiducia in sé stessi e autostima. Tutte cose che possiedo! (la mia coscienza scuote la testa con disappunto, maledetta moribonda..)
Devo concentrarmi solo su questa idea e spronarmi. Posso motivarmi da sola, basta pensare al sergente Hartman e usando il suo tono dirmi: <Non ti distrarre. Ricorda cosa dice il tuo ragazzo sull'attenzione. Anzi, forse per un pò è meglio se non ci pensi. Convinciti che sia l'idea che aspettavi. La brillante idea con B maiuscola. Non farti venire altre idee per almeno 10 giorni. Fai finta che 10 giorni siano sufficienti. Agisci. Molla la tastiera e vai subito a realizzare la tua fottutissima idea!>
Sembro il peluche della sorellina del sergente maggiore Hartman ma non importa.

Questa è la mia idea. Ce ne sono tante come lei, ma questa è la mia.

mercoledì 18 aprile 2012

Rapporti compromessi

Quando cenare da sola con i tuoi genitori ti fa venire l'ansia c'è qualcosa che non va.
E pensare che il nostro rapporto era iniziato così bene. Loro erano affettuosi e giovani, io entusiasta e paffuta. Se piangevo era perché avevo fame. Se pretendevano qualcosa da me, al massimo era un sorriso o che battessi le manine. Quand'è che è cambiato tutto?
Proprio non riesco a ricordare.
Fatto sta che ora a me viene l'ansia a stare tutta sola con loro. Mi sento un nodo in gola, respiro corto e non faccio che pensare: "Parla di qualcosa. Parla di qualcosa ma sta attenta.. No ora meglio di no.. Ecco adesso, parla di qualcosa! Ma di cosa??? Proprio oggi che non mi è successo niente, nessuno ha telefonato, non è arrivata posta e al telegiornale non parlano di pazzi assassini." E così finiamo di cenare e l'unica cosa che sono riuscita a dire è stato: "fresca quest'acqua!"
Poteva andare peggio. Potevano chiedermi qualcosa loro. E' il pensiero che questo possa accadere che mi fa venire l'ansia. Ma stasera non è successo. Non mi hanno puntato la lampada addosso, non hanno giocato al poliziotto cattivo e al poliziotto sadico. Stasera niente lamentele da genitori, niente pressioni, niente pretese, niente domande.
Eppure io c'ho ancora l'ansia.

Che si può fare quando un rapporto è compromesso come in questo caso, tra me e i miei genitori?
Non posso mica divorziare da loro. Non siamo nemmeno sposati. Nè tanto meno possiamo ripartire da zero: non credo che mia madre sarebbe capace di ripartorirmi ora che peso quasi 50 chili. Non che siano molti 50 chili, forse con un piccolo sforzo.. No. Essere ripartoriti è una pessima idea. Forse dovrei andarmene di casa. Sarebbe tutto diverso se non abitassi con loro. Ma è poi così vero? Io starei meglio di certo. Ma non credo che sparirebbero le incomprensioni o che il nostro esiguo dialogo ne gioverebbe.
Forse dovrei sbroccare. Dire tutto. Urlare. Confessare e supplicare.

Molti anni fa, avrò avuto 13 o 14 anni, eravamo in vacanza in Trentino con degli amici. Un pomeriggio ho preso il cane di questi amici, ho avvertito che uscivo e l'ho portato a fare una passeggiata. Era una fresca giornata d'agosto e lui era un bel cane, anziano e molto buono. Si chiamava Bobo. Anni dopo è morto di vecchiaia nel suo appartamento romano, in una giornata piuttosto afosa. Quando gli è passata davanti agli occhi tutta la vita, ha rivisto principalmente quella giornata. Lo so perché la rivedrò anch'io.
La nostra giornata perfetta. Io e un cane che non è nemmeno mio. Dal piccolo paesino in cui stavamo siamo arrivati al paese vicino. Tre chilometri e mezzo ad andare ed altrettanti a tornare. Ai bordi di una strada che passa tra campi e alberi di mele, tante mele e con le macchine che ti passano accanto e ti sfiorano, poche macchine. Non c'era un motivo. Non pensavo a niente. Il cane tirava, era felice di camminare, di accompagnarmi e di sentirsi libero. Ed io uguale. Respiravo l'aria, sentivo il sole, guardavo il paesaggio. Non ce ne siamo nemmeno accorti di aver camminato tanto. O che si facesse buio. Quando sono tornata a casa ero stanca e felice. E Bobo lo stesso. A quanto pare erano tutti preoccupati per noi e ci stavano cercando da ore. Fui rimproverata e ricevetti anche una punizione, ma non ricordo affatto quale fosse.
Ero così felice.

lunedì 16 aprile 2012

Pessima memoria e perdite di tempo

Ho una pessima memoria.
Ma solo per quel che riguarda nomi, date, formule matematiche.
Forse è solo una giustificazione alla mia ignoranza.
In realtà non mi reputo tanto ignorante.
Voi sapete il giorno e l'anno della presa della Bastiglia?
Era il 14 luglio del 1789.
Non che io lo sapessi. Sono appena andata su google! Basta cercare su internet per non sembrare ignoranti. Così chiunque può farsi una cultura e sembrare perfino intelligente.
E poi la mia è più che altro distrazione. Il mio ragazzo dice che ho l'attenzione di.. di..  com'è che dice sempre: Hai l'attenzione di.. diiii....
Non me lo ricordo, non devo essere stata attenta! Eppure lo dice spesso.
Mi distraggo.
Credo sia per questo che a volte non ricordo le cose. Spesso anche se una cosa la so o potrei saperla, perché l'ho studiata o letta, non perdo tempo a pensarci e così finisce che dico la prima cosa vagamente affine che mi viene in mente. Praticamente mi butto nel tentativo di indovinare. Ma non lo faccio per ignoranza. E' come se non volessi perdere tempo. Ecco, questo detto da me può sembrare davvero strano. Finora di tempo ne ho perso talmente tanto! Anche questo blog può sembrare una perdita di tempo. Invece di capire cosa voglio fare nella vita, mi metto a scrivere qui. E comunque, anche se sapessi cosa voglio fare, qualsiasi cosa sia, non credo di esserne capace.

Invece di perdere tempo mi piace fantasticare. Che può sembrare una perdita di tempo. Ma non lo è.
Qualche settimana fa un mio caro amico mi ha confessato di essere felice solo quando è al cinema. Io sono felice quando mi metto a fantasticare. Ma è difficile da spiegare. Se il mio ragazzo mi chiede cosa ho fatto tutto il giorno e io gli rispondo "Ho fantasticato", lui pensa che sono stata a perdere tempo. Mentre in realtà ho pensato a come dipingere i muri di una nostra ipotetica futura casa. In cucina farei due pareti contigue in verde acido mentre le altre due pareti le lascerei bianche. In salotto dipingerei, allo stesso modo, due pareti color ottanio (che è simile al colore carta da zucchero ma un pò più scuro) e due sempre bianche. Una parete del salotto rimasta bianca la decorerei con un bell'adesivo, sempre di colore ottanio. L'adesivo potrebbe raffigurare un albero che arriva fino al soffitto, coi sui rami, foglie e uccellini.  In camera nostra, invece, dipingerei solo la parete dietro al letto, di un bel verde giada. E' il bagno che mi crea sempre qualche problema: meglio le piastrelle oppure no? Ma in caso, piastrelle tinta unita o con disegni? E poi vogliamo pensare anche alle tende? Non ha importanza l'esposizione della casa, da che mondo è mondo le tende arredano.

Non avevo mai usato l'espressione da che mondo è mondo! Lo so che non c'entra niente, ho già detto che mi distraggo? Un'altra cosa che non c'entra, e che non ho ancora capito, è perché quando si accede al blog viene visualizzato l'ultimo post scritto invece del primo. Immagino succeda in tutti i blog.
Però è strano, è come vedere un film iniziato da 10 minuti.
Se c'è una cosa che mi infastidisce è vedere un film iniziato, anche se da pochi minuti e anche se è un film che ho già visto! Non smetto di chiedermi: ma com'è che iniziava? Che sarà successo fino adesso? I minuti che ho perso saranno decisivi per comprendere il film appieno? E mentre mi scervello per ricordare l'inizio o cerco di immaginarlo perdo altri minuti e altre scene del film. Di sicuro non entrerei mai al cinema a spettacolo iniziato.
Ma il mio amico, quello che è felice solo al cinema? Lui che farebbe? Entrerebbe ugualmente col rischio di non capire il film?
Probabilmente a lui non importerebbe capire il film.

sabato 14 aprile 2012

Un blog è come una pianta

Un blog è come una pianta. Ci devi parlare per farlo crescere.
Quindi eccomi a parlare col mio blog. Che poi è un pò come parlare da sola.
Pare che faccia bene anche alle persone parlare da sole. Conosco un tale che a forza di parlare da solo è cresciuto di ben 16 centimetri. Poi ha smesso, altrimenti avrebbe faticato a passare attraverso le porte. Sua moglie glielo ha rimproverato per anni. Non sopportava l'idea di non essere la confidente del marito. Lui per 9 anni aveva parlato con se stesso e lei la riteneva un'offesa, una mancanza di fiducia e di rispetto nei suoi confronti. Quel tale ha cercato più volte di giustificarsi, senza però ottenere risultati. Il suo matrimonio era ormai in crisi. Per un periodo è tornato ad abitare dalla madre. Ha cambiato lavoro e ha iniziato a giocare a pallacanestro. Alla fine la moglie lo ha perdonato, ma solo dopo averlo tradito con un altoparlante impiegato in un centro commerciale. Per quanto ne so, da allora stanno ancora insieme. E lui non parla più da solo. Nemmeno quando è solo.

Ieri è arrivata una lettera per me. Mi piacciono le lettere cartacee, le puoi odorare e toccare e io adoro toccare e annusare la carta. I libri e le riviste sono i miei preferiti. Sanno di buono. Vado in libreria e passo la mano sulle copertine dei libri. Ne apro uno e lo annuso. Chiudo gli occhi e immagino una storia. A volte non c'è bisogno di leggerli per sapere di cosa parlano.
Un pò come la lettera di ieri. Bastava sentire la carta per capire che non sapeva di buono. Era lì a ricordarmi che ora sono iscritta all'albo e che quindi dovrei fare il medico. Dovrei. La lettera è ancora qui, chiusa. Fino a quando non la apro non ha potere su di me.
(Qui ci starebbe bene il rumore di una risata malvagia, da strega. Una sorta di mhuuuuahahahah o buahahahahaha. Ho visto che in questo blog si possono anche inserire foto e video ma ancora non ne sono capace. Cercherò di imparare! Per ora immaginatevi una scena del genere: una telecamera che inquadra il cielo attraverso i vetri di una finestra. Il cielo è cupo ed è quasi notte. Sta piovendo, rumore di pioggia. Si vede un fulmine, poi il rumore del tuono. La telecamera inizia a scendere piano e va ad inquadrare l'interno della casa. Sotto la finestra c'è una scrivania in legno di ciliegio, molto ordinata, con i suoi portapenne, il tagliacarte i fogli bianchi.. e lì in mezzo, sopra una cartellina di pelle nera, una lettera ancora chiusa. Inizia lo zoom sulla lettera, accompagnato da una tipica musica di tensione: la musica che fa un violinista pizzicando ritmicamente le corde del suo strumento con l'archetto. Continua lo zoom fino a quando non si legge il mittente della missiva: l'ordine dei medici-chirurghi. Ed è proprio in questo momento che si sente la risata malvaglia e fragorosa di cui parlavamo prima!)
Una lunga parentesi per spiegare lo stato d'animo legato alla lettera che sta sulla mia scrivania per niente ordinata e minimal. Finché è chiusa poco male. Non posso aprirla ora. E' sabato e ho finito il rossetto.

venerdì 13 aprile 2012

Tra un mese avrò 32 anni

Tra un mese avrò 32 anni.
Un mese esatto.
32 anni esatti.
E non ho ancora fatto niente nella vita! Per lo meno niente di cui mia madre possa essere orgogliosa.
In realtà, a dirla tutta, una cosa che ha reso orgogliosi i miei c'è stata: mi sono laureata in medicina.
Quello è stato il giorno più bello della loro vita. Della loro. Della mia no.. uno dei giorni migliori della mia vita è stato quando ho scoperto l'esistenza del gelato. Vogliamo paragonare il gelato ad una laurea?
Ho provato a leccare quel pezzo di carta e vi assicuro che non ha un buon sapore. Sa di sudore e lacrime, pessima accoppiata.
Mentre il gelato.. aaaah.. Mangerei quintali di gelato! Uno dei miei sogni segreti è fare il bagno nel gelato. Il bagno nella vasca di casa, intendo. Una bella vasca piena di gelato a tutti i gusti, in particolare limone cioccolato e fragola. Bello fresco sulla pelle, profumato.. potrei mangiarne a volontà, poi andare in immersione, sotto gelato. Io so nuotare, quindi non dovrei avere problemi. Non è nemmeno un sogno così irrealizzabile. Già farlo nella doccia sarebbe più difficile, per non parlare del bagno al mare. Quello è alquanto improbabile, a meno che una nave trasportante gusti alla frutta non si scontri con una trasportante gusti alle creme. In quel caso potrei fare il bagno in un vero mare di gelato, ma dovrei trovarmi nei pressi del disastro. E comunque sarebbe salato e saprebbe di pesce. Non credo mi piaccia il gelato al gusto scampi.

Tornando a me, ho quasi 32 anni e non ho un lavoro, non ho una casa, non sono sposata, non ho figli, non so cosa fare nella vita. Troppe scelte, troppe alternative, troppa pigrizia. Il problema è che sono tanto indecisa e troppo insicura. Ne sono sicura. E' così da sempre, almeno credo.
Ma arriva il momento nella vita di una donna in cui si deve crescere, si deve scegliere, si deve capire. Questo mi dicevo stamattina. "Devi decidere. Devi capire cosa vuoi. Devi fare qualcosa. Non puoi rimanere lì a fantasticare tutto il giorno. Tu e le tue stupide idee..
Devi alzarti e correre. Il mondo sta correndo senza di te! Il tempo sta correndo! E anche se dimostri 10 anni di meno tra un mese avrai 32 anni. Sei un'adulta cazzo! un'adulta laureata in medicina, ma che non vuole fare il medico. Complimenti! Dieci anni buttati. Tanto valeva fare scienze della comunicazione, se non altro avresti imparato a comunicare con i tuoi genitori e adesso saprebbero che la medicina non ti piace e non fa per te."
Odio parlarmi da sola. Ma avevo ragione. Dovevo agire, dovevo fare qualcosa, prendere il mano la mia vita e iniziare a realizzare i miei sogni. Anche quello del gelato.
Vabbè, per quello del gelato magari posso aspettare agosto che oggi fa freddino..

Il mondo sta correndo senza di me, lo devo raggiungere. Devo sbattermi per trovare un lavoro che mi piaccia, devo impegnarmi per realizzare i miei obiettivi. Devo sudare e sputare sangue per essere felice, per sentirmi realizzata e vivere appieno la mia vita!
Ed è così che stamattina ho aperto un blog. Questo blog. E a dir la verità devo ancora capire come faccio ad accedere nuovamente al blog una volta che finisco di scrivere qui e chiudo il computer. Questo potrebbe essere l'unico post di questo blog sconosciuto e appena creato. Sono già stupita di essere riuscita ad arrivare fin qui. Non sono molto pratica di computer ma sono migliorata molto, sono già tre mesi che non mi lecco più l'indice per cambiare pagina.
Però che c'entra un blog con il crescere, decidere, diventare sicuri etc etc etc? In effetti non saprei. Ma forse non ha nemmeno importanza. Bisogna iniziare a camminare prima di correre.
Mi piacciono le frasi ad effetto messe a casaccio.

Ho lasciato degli spazi vuoti ogni tanto. Senza un vero perchè. Danno un pò di respiro. Magari è una cosa figa che fanno in tutti i blog e io inconsapevolmente la sto facendo. Se qualcuno ha il copyright sulle righe vuote me lo faccia sapere. Non so se lo leggerò mai, visto che come dicevo non so se riuscirò a capire come funziona un blog. Ma sono fiduciosa. C'è chi dice che posso fare tutto.
A quanto pare c'è gente che crede nelle mie capacità più di me stessa. Mi dispiace deludere questi ottimisti: non sono ancora mai riuscita a mettermi le lenti a contatto.
E' che non porto gli occhiali!