martedì 3 dicembre 2013

Il terremoto non aspetta

Dieci anni meno un mese, giorno più giorno meno. A poche settimane da Natale.
Che tempismo! Dovrei annoverarlo tra i miei segni particolari.
Non si dovrebbe stare soli a Natale. E' tra le regole auree. Ma le regole auree non esistono. Non si dovrebbero fare tante cose e io sono così stanca. Non ci sono riuscita. Non sono riuscita a lasciare tutto come stava, a non farmi domande, a non volere di più, a non sentire quella dannata morsa. Il momento non è complicato, è proprio sbagliato! Del tutto inadeguato, sconveniente, inadatto, inopportuno. Un momento adatto però non esiste, o è a me che non ne è venuto in mente nessuno? No, non esiste. E dire che non esiste il momento giusto è come dire che tutti i momenti sono giusti. Almeno per il mio cervello è così.
Vorrei essere una bella mediocre. E lo so per certo che non sono l'unica a pensarlo. Per ora quindi sono solo poco originale. Per essere una gran bella mediocre mi devo impegnare molto molto di più. Ho paura che sia comunque un obiettivo impossibile da raggiungere. Ci devi crescere mediocre.

A quattro anni ho conosciuto la vita ed ho passato i successivi ventinove a cercarne i perché. Volevo capire. Volevo trovare il modo di difendermi. Volevo evitare di sbagliare. Volevo illudermi che io ce l'avrei fatta. Ma ho fallito. Ed ora che non so come sono credo di iniziare a capire.
Ho voglia di stravolgere tutto. Inarrestabile e pericolosa. 
Così ho iniziato il terremoto. Di quelli che si, fanno crollare i palazzi e distruggono città, però non fanno tabula rasa. Le macerie rimangono lì e si fanno vedere, si lasciano ispezionare (Non è che con un colpo voglio fare piazza pulita di una vita o di dieci anni!)
Il terremoto non aspetta. Non è che ti lascia vestire e prendere le cose a cui tieni di più. Ti butta fuori di casa e se ne frega se è Natale o il tuo compleanno. Non puoi fermare la natura. (Questa me la segno!)

E' la prima decisione che sento di prendere da sola. Completamente sola. E senza un'alternativa, senza paracadute. Finalmente sceglierai. E' talmente doloroso. Mi sono violentata per ventinove anni di fare, dire ed essere quello che gli altri si aspettavano. Soltanto perché non volevo più essere sola, non come a quattro anni o a undici o a quattordici o a.. Ho un gran mal di testa. Se ci penso però.. A quattro anni ero sola e ce l'ho fatta. A quattordici anni ero sola e ce l'ho fatta. Passerà anche questo e poi.. non lo so poi che succederà. Non ne ho veramente idea. Sono arrivata a cinque anni, sono arrivata a quindici anni ed arriverò a trentacinque, passando per i trentaquattro.

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