martedì 28 aprile 2015

Good vibration

Se apri un pianoforte a coda e ci guardi dentro ti rendi conto che i tasti neri e bianchi sono collegati a corde d'acciaio di diversa lunghezza e diametro. E se inizi a suonare, poi, ti accorgi che sono le corde corte quelle che vibrano più intensamente. Intensamente.
C'è chi vive la vita così intensamente che quando se ne va, non ancora raggiunti i cinquanta, sembra quasi non sia un peccato. Non sembra un peccato perché ha avuto tutto quello che poteva desiderare, dolore compreso. Ed era felice. E' stato figlio, fratello, marito, padre, avvocato appassionato e uomo senza macchia. E' stato amato molto e da molti. E ha dato molto amore in cambio. Ha fatto tutto presto. Ha vissuto intensamente, per l'appunto. Senza nemmeno dover andare nei boschi.

Poi ci sono io. Che evidentemente sono una corda lunga.
O per lo meno lo sono stata fino ad ora. Fino a quando l'accordatore ha capito che non funzionavo più come corda lunga e mi ha reciso per trasformarmi in una corda corta. Ed essere una corda corta, che vibra tanto intensamente, è faticoso e non è sempre facile per quella che da una vita era una corda lunga.
Gli ultimi mesi mi sono sembrati anni. Come se tutto fosse concentrato e fossero accadute un milione di cose. Mentre per anni non è successo niente. Per anni è stato tutto così uguale. Placido e immobile. Per anni il pianoforte non ha suonato. Niente Mozart, Bach, Chopin o le tagliatelle!
Sembrano accadute un milione di cose? E' così che ho detto? Beh, sbagliavo.
SONO accadute un milione di cose! Mi ritrovo su una rollercoaster emotiva che va veloce e non fa fermate. E tutto è intenso e impegnativo e complicato e ti fa venire le rughe. E mi sembrano una cosa bella, le rughe. Sono fisiologiche, le rughe. 
Ed è fisiologico morire con le rughe.

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