mercoledì 18 aprile 2012

Rapporti compromessi

Quando cenare da sola con i tuoi genitori ti fa venire l'ansia c'è qualcosa che non va.
E pensare che il nostro rapporto era iniziato così bene. Loro erano affettuosi e giovani, io entusiasta e paffuta. Se piangevo era perché avevo fame. Se pretendevano qualcosa da me, al massimo era un sorriso o che battessi le manine. Quand'è che è cambiato tutto?
Proprio non riesco a ricordare.
Fatto sta che ora a me viene l'ansia a stare tutta sola con loro. Mi sento un nodo in gola, respiro corto e non faccio che pensare: "Parla di qualcosa. Parla di qualcosa ma sta attenta.. No ora meglio di no.. Ecco adesso, parla di qualcosa! Ma di cosa??? Proprio oggi che non mi è successo niente, nessuno ha telefonato, non è arrivata posta e al telegiornale non parlano di pazzi assassini." E così finiamo di cenare e l'unica cosa che sono riuscita a dire è stato: "fresca quest'acqua!"
Poteva andare peggio. Potevano chiedermi qualcosa loro. E' il pensiero che questo possa accadere che mi fa venire l'ansia. Ma stasera non è successo. Non mi hanno puntato la lampada addosso, non hanno giocato al poliziotto cattivo e al poliziotto sadico. Stasera niente lamentele da genitori, niente pressioni, niente pretese, niente domande.
Eppure io c'ho ancora l'ansia.

Che si può fare quando un rapporto è compromesso come in questo caso, tra me e i miei genitori?
Non posso mica divorziare da loro. Non siamo nemmeno sposati. Nè tanto meno possiamo ripartire da zero: non credo che mia madre sarebbe capace di ripartorirmi ora che peso quasi 50 chili. Non che siano molti 50 chili, forse con un piccolo sforzo.. No. Essere ripartoriti è una pessima idea. Forse dovrei andarmene di casa. Sarebbe tutto diverso se non abitassi con loro. Ma è poi così vero? Io starei meglio di certo. Ma non credo che sparirebbero le incomprensioni o che il nostro esiguo dialogo ne gioverebbe.
Forse dovrei sbroccare. Dire tutto. Urlare. Confessare e supplicare.

Molti anni fa, avrò avuto 13 o 14 anni, eravamo in vacanza in Trentino con degli amici. Un pomeriggio ho preso il cane di questi amici, ho avvertito che uscivo e l'ho portato a fare una passeggiata. Era una fresca giornata d'agosto e lui era un bel cane, anziano e molto buono. Si chiamava Bobo. Anni dopo è morto di vecchiaia nel suo appartamento romano, in una giornata piuttosto afosa. Quando gli è passata davanti agli occhi tutta la vita, ha rivisto principalmente quella giornata. Lo so perché la rivedrò anch'io.
La nostra giornata perfetta. Io e un cane che non è nemmeno mio. Dal piccolo paesino in cui stavamo siamo arrivati al paese vicino. Tre chilometri e mezzo ad andare ed altrettanti a tornare. Ai bordi di una strada che passa tra campi e alberi di mele, tante mele e con le macchine che ti passano accanto e ti sfiorano, poche macchine. Non c'era un motivo. Non pensavo a niente. Il cane tirava, era felice di camminare, di accompagnarmi e di sentirsi libero. Ed io uguale. Respiravo l'aria, sentivo il sole, guardavo il paesaggio. Non ce ne siamo nemmeno accorti di aver camminato tanto. O che si facesse buio. Quando sono tornata a casa ero stanca e felice. E Bobo lo stesso. A quanto pare erano tutti preoccupati per noi e ci stavano cercando da ore. Fui rimproverata e ricevetti anche una punizione, ma non ricordo affatto quale fosse.
Ero così felice.

4 commenti:

  1. Bel post! =)
    Stesse mie dinamiche...Ora vivo fuori casa, ma l'ansia torna quando pranzo o ceno con loro. Un giorno spero passerà...

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  2. Ma perche` dici che dovresti sbroccare, urlare, supplicare per dire tutto? Io sono genitore e non condivido quello che dici e ti spiego perche`. Tu ancora non sei genitore e no puoi capire il nostro punto di vista. Non so se sei figlia unica o hai fratelli ma ti assicuro che il primo obiettivo di noi genitori e` la felicita` dei nostri figli, tutti. Ba da, della loro e non della nostra. Il nostro errore, ( forse? sicuramente?) e' quello di non capire sempre quello che i nostri figli vogliono veramente e allora cerchiamo la via piu' semplice e piu' sicura per farli diventare autonomi. Ma se sapessimo cosa vogliono o cosa non vogliono andremmo piu' sul sicuro per aiutarli o per restare fuori dalle loro decisioni, se lo desiderano. Se non ci parlate non ci date indicazioni, le nostre azioni nei vostri confronti saranno sempre sbagliate, se vi consigliamo una cosa e voi la seguite, noi non pensiamo che l'avete fatto per noi ma perche' l' avete ritenuta giusta per voi; se non ci fate capire noi non capiamo e spesso anche se ce lo dite non capiamo lo stesso. E allora? Basta questo per farvi rinunciare? serve "sbroccare" per vuotare il sacco? vi prego, voi giovani, non sottovalutate noi genitori, siamo in grado di accettare voi e le vostre decisioni anche quando non le capiamo fino in fondo, e se ci accorgiamo che le vostre scelte vi rendono felici, noi siamo felici. Be? Se e quando deciderai di parlare con i toui genitori ti verra' da piangere a dirotto, pensi che non capiranno il tuo disagio? Finalmente invece renderai loro il rispetto e l'affetto che si meritano e tu da parte tua ti conquisterai un pezzo di autonomia e di autotisma che non potra' che farti stare meglio. non hai il coraggio di affrontarli apertamente? Allora ti do un consiglio: nel prossimo futuro non hai in programma un viaggio? Prima di partire lascia loro una lunga lettera in cui esprimi tutto quello che vorresti dire loro e poi vai, la tua temporanea assenza evitera' a te di doverli affrontare subito e servira' a loro per meditare, meditare, meditare su quanto hanno letto, e vedrai che al tuo ritorno ti accoglieranno con un abbraccio e saranno pronti a capire e a sostenerti nelle tue scelte.

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  3. Quando mamma e papà non capiscono, ci sono sempre gli amici

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