giovedì 24 dicembre 2015

O Noel where art thou?

Non è stato più Natale senza camino.
Mi mettevo lì davanti ed era così caldo. Il posto più caldo della stanza. Non era l'albero, nè i regali, nè mia nonna che cucinava e mia madre e mia zia che facevano avanti e indietro intente ad aiutarla, a fare il Natale. Era il camino. 
Dava subito alla casa una dimensione di festa, affetto e calore. Mi immaginavo la neve fuori e noi lì dentro che eravamo così felici e al caldo. Da fuori chi ci vedeva avrebbe pensato che eravamo proprio come una di quelle famiglie da film di Natale. Una famiglia in una casa dentro una di quelle palle con la neve che stanno bene sopra un camino, appunto.
Aspettavo il cenone a guardare il fuoco. Era magnetico. Ci buttavo dei pezzi di carta e guardavo il modo in cui bruciavano. Ognuno si accartocciava a modo suo. Ci buttavo anche le bucce di mandarino e arancia e l'odore si diffondeva nell'aria. Era ancora più Natale. Poi dopo mezzanotte finiva nel camino anche la carta dei regali e così il fuoco riprendeva vita. A volte il piacere di bruciare la carta nel camino era più bello del regalo stesso. I regali servivano per alimentare il fuoco e in qualche modo per far durare più a lungo quella fiamma natalizia di amore familiare.
Il camino faceva miracoli. Facevamo a meno dei termosifoni. Nonostante tutto quel cibo, si trovava sempre spazio nei nostri stomaci per una bruschetta. Spontaneamente veniva a tutti una gran voglia di pane bruscato, aglio olio e sale, con grande mortificazione per le tartine al salmone. Il camino riusciva nell'impresa di tenere mio zio lì con tutti noi dall'inizio fino alla fine della cena. Cosa che non succedeva mai in nessun'altra ricorrenza o pranzo domenicale, privi di camino acceso. Mio zio non veniva, o arrivava sempre quando avevamo iniziato a mangiare oppure scappava via mentre noi stavamo ancora col boccone in bocca. Una delle cose, tra le tante, che poi hanno contribuito alla rottura con mia zia, avvenuta, ovviamente, quando già il camino non c'era più! Si perché poi mio nonno lo ha tolto, per fare i lavori a casa, dopo la malattia di mia nonna. Con mia nonna malata, il camino assente e io che ormai non credevo più da anni alla storia che un vecchio canuto dal cuore immenso portasse regali a tutti i bambini del mondo in una sola notte, il Natale non è stato più lo stesso.
Non era più come stare in una boule de neige. Non c'erano più le lucine colorate, l'odore di arancia e l'atmosfera da miracolo nella trentaquattresima strada. Il camino riusciva nell'impresa di far sembrare la mia famiglia una vera famiglia, piena di amore, sostegno e unità. Così il Natale ho iniziato a festeggiarlo altrove.
Ma i migliori Natali che ricordo sono quelli in cui tenevo il culo al fuoco. Mia madre mi diceva «Attenta che ti bruci» e ogni tanto succedeva davvero. Qualche scintilla mi finiva addosso ma non mi importava dei buchi sui vestiti. Mi piaceva il calore del camino. Appena acceso, con tutti i tizzoni infuocati, era troppo caldo a starci di fronte e mi diventava il viso bollente, così mi mettevo di spalle e mi scaldavo il sedere in attesa che la legna si consumasse e che la fiamma fosse meno forte. «Non ti mettere davanti al camino che poi senti freddo quando vieni a tavola» diceva mia madre. E mia nonna, e mia zia. Le donne lo capivano meglio di me che prima ti bruci e poi, quando ti allontani, senti freddo. Perché il camino rimane lì e il calore non arriva dappertutto. E' circoscritto. Sei tu che ti avvicini alla fiamma e poi vorresti che quella bella sensazione ci fosse sempre. Vuoi qualcosa di impossibile.
Sentivo freddo a tavola. Il mio corpo era intriso di calore e si spostava dal posto più caldo al posto più freddo. Che non era un posto freddo davvero, era l'escursione termica tra l'estrema vicinanza al calore e l'allontanamento a farmi percepire un gelo irreale. Ma si sa che gli avvertimenti di chi ha esperienza spesso cadono nel vuoto. E anche se le cose belle possono far male, non importa. Io preferivo sentire freddo al non bruciare. Volevo sentire il fuoco e che fosse ovunque e mi seguisse, rimanesse con me. Ero giovane e credevo che la sensazione del camino potesse perdurare e sopravvivere alla scomparsa del camino stesso. E si, vorrei ancora un camino con il suo fuoco acceso, la notte di Natale. Ma non lo posso avere. Lo ho avuto e sono felice per i ricordi che mi ha lasciato, che non sono diventati brace ma sono ancora una fiamma viva. 
Stanotte avrò la mia famiglia e saremo di nuovo insieme dopo undici anni, a casa di mio nonno. Mi mancherà mia nonna affaccendata e perfino il mio scostante zio, che tocca i tizzoni e viene rimproverato da mio nonno. 
(Per mia nonna ci vorrebbero pagine e pagine. Era la persona più dolce del mondo e a volte un tantino sconclusionata. Una persona semplice, con poca cultura e quella purezza tipica della povera gente, che per ignoranza non riesce ad essere un po' cattiva mai, nemmeno per il suo bene. Più simile ad un cane da pastore, che andando via lascia delle pecore senza una guida coesa. Nessuno al mondo mi ha più abbracciato come lei. Abbracciava per istinto, come fanno gli animali. Un abbraccio umano ha sempre qualcosa dietro che lo muove. Amore, egoismo, senso di colpa, sollievo. Ma lei abbracciava come un orso fa con i suoi piccoli. Per istinto e basta. E io la amavo così, con i suoi limiti da quinta elementare e l'indifferenza di non volerne sapere di più).
Allo stesso modo mi mancherà il bellissimo Natale Altrove degli ultimi anni. 
Non avrò il camino e non avrò la vicinanza di molte persone care. Mi mancheranno e sentirò un po' freddo ma sarò felice comunque. Perché è Natale e a Natale è bello essere felici per quello che si ha. Per le famiglie imperfette e i ricordi che tengono al caldo il cuore, anche se il camino è lontano.

1 commento:

  1. Buon Natale. Perchè o è Natale tutti i giorni, o non è Natale mai. E per me è Natale sempre.

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