sabato 28 luglio 2012

Il mare e la neve

Giovedì sono andata al mare. Il mio primo giorno di mare dell'estate!
Costume, ombrellone, occhiali da sole e crema protezione totale. Avevo portato tutto: anche l'audacia necessaria per esibire un bel corpo, bianco da far spavento.
L'acqua era gelida e calma, pulita oltre le mie aspettative. Ho fatto un castello di sabbia con secchiello e mani nude, inginocchiata sul bagnasciuga. Una di quelle cose che a 32 anni puoi fare solo se ti porti da casa un bambino. Io mi ero portata la mia cuginetta di 6 anni, l'alibi perfetto per divertirsi con la sabbia e non sembrare ridicola.
Non è per questo che si fanno figli o si sopportano quelli degli altri?
Avevo le unghie e il costume pieni di granellini fastidiosi ma ne è valsa la pena. Erano anni che non giocavo con la sabbia. Peccato non aver avuto una paletta, avrei volentieri fatto una buca. Da piccola adoravo fare le buche. Ogni volta che mi portavano al mare facevo una bella buca, profonda ed ampia, scavata con gran fatica a pochi metri dalla riva. La sabbia inizialmente era asciutta ma a forza di scavare alla fine trovavo l'acqua e allora diventava morbida e bagnata. Potevo entrare dentro la buca e restare lì, sporgendo solo dalle spalle in su, a sentire la sabbia fredda e umida.
Da piccola mi piaceva scavare in profondità, fino a trovare l'acqua. Da adulta costruisco castelli con mura, torri e un fossato tutto intorno. Deve esserci una certa simbologia in tutto ciò ma preferisco pensare che sia solo dovuto ad una contingente mancanza di paletta.

Per anni ho avuto un vicino di casa russo. Aveva un pizzetto rado e portava i capelli con la riga da una parte, tutti tirati indietro e che sembravano sempre bagnati per via del gel. Stirava sempre in mutande, a torso nudo e con i capelli perfettamente in ordine.
Si chiamava Vassily in onore di Kandinsky. I suoi genitori si erano conosciuti ad una retrospettiva del suddetto pittore e avevano discusso per ore sul significato dell'opera "Composizione VIII" per poi concludere, sul sedile posteriore di una Moskvich 408 rossa fiammante, che erano solo un insieme di colori e forme messe lì per esasperare e incuriosire. Classico caso di infatuazione da arte astratta. Vassily nacque nove mesi dopo.
Sua madre non era sicura che fosse merito della retrospettiva di Kandinsky. Anche la passeggiata nel parco, qualche sera dopo, era stata piacevole. Per non parlare dell'appassionante "Tre sorelle" che avevano visto a teatro la settimana successiva.
Suo padre non era sicuro che fosse colpa della Moskvich, così terribilmente comoda, della panchina del parco, abbastanza comoda, o della poltroncina del teatro, scomoda. Non era nemmeno sicuro di voler intraprendere la carriera di genitore. Gli sembrava prematuro, visto che anche la sua attività di intagliatore faticava a decollare, ma si convinse dopo aver ammirato la scintillante collezione di semiautomatiche del futuro suocero. Si sposarono a maggio, con l'arrivo del bambino e del clima mite. In estate, che a Mosca si distingue dalle altre stagioni per l'assenza di neve, il loro matrimonio cominciava già a dare i primi segni di cedimento. Vassily tentava di far cessare i litigi emettendo dei timidi "nghè", con scarso successo. Tre anni, cinque mesi, ventuno giorni e un centinaio di cocci dopo, i genitori del piccolo si separarono: il padre tornò a cercar fortuna nel suo paese natale, a pochi chilometri da Mosca; la madre tornò a vivere dai suoi. Vassily andò con sua madre. Il nonno dovette disfarsi della sua collezione di rivoltelle ma ne fu felice. Anche perché, in realtà, le spostò soltanto in cantina: di tanto in tanto, senza essere visto, scendeva a lucidarle, ad accarezzarne il calcio e far girare il tamburo.
Vassily rivide per la prima volta il padre a 14 anni, quando era già un ragazzo alto e magro, con i capelli mossi che scendevano sugli occhi ed incorniciavano il viso dai lineamenti così delicati. Ora il padre aveva qualcosa di più da offrirgli che un semplice legame di sangue. Aveva aperto una falegnameria insieme ad un suo vecchio compagno di scuola e gli affari andavano bene. Si presentò all'incontro in apprensivo anticipo. Indossava un completo blu dai bottoni dorati, una sciarpa color zafferano intorno al collo e in mano dei regali, tra cui una targa in leccio su cui aveva intagliato il nome del figlio. La madre pianse e pensò di aver fatto la cosa giusta permettendo quell'incontro. A Vassily fu subito simpatico.

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